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THE GODPLAYER

Oggi Studio di Psicodramma vi consiglia un articolo del dott. Salvatore Pace pubblicato nel 2015 sulla rivista “Psicodramma Classico” edita da AIPsiM dal titolo:


THE GODPLAYER – Jakob Levy, l’uomo che giocava a Dio”.

“Come incarnare Dio, per dargli una realtà tangibile, è stata la mia domanda e lo è ancora”. Con queste parole il padre dello psicodramma apre – al di là dei segni o dei significati nei quali inscriviamo la realtà e dai quali questa è spesso sostituita – alla circolazione di quell’infinità di senso, il Dio di Moreno, che supplementa la realtà, la sottrae alla voracità di un destino rappresentazionista e la restituisce alla tangibilità della vita. Il culto della poiesis viva, radicata nella trama sensuale della vita e accennata dai balbettamenti di creatività degli anni giovanili – i più ispirati – di Moreno, e la lotta contro la tirannia del segno astratto, in faccia al congelamento, alla conserva dei saperi e dei poteri dell‟epoca, per i quali Dio costituiva appena un’ipotesi innecessaria e insufficiente, non sono che momenti di intima e profonda fedeltà ad una presenza – il Godfather – che trascende ed eccede l‟individualità per riemergere ai bordi della stessa umanità aumentata dall‟infinita finitudine del Begegnung, dell‟Incontro.

THE GODPLAYER – Jakob Levy, the man who played God”.

“How to incarnate God to give him a tangible, real dimension was my question and still is”. Beyond any signs or meanings, in which we inscribe reality and by which the latter is often replaced, the father of psychodrama, with these words, opens the circulation of that infinity of sense – Moreno‟s God – that supplements reality, removing it from the voracity of a representational fate and returning it to the concreteness of life. The cult of live poiesis, rooted in the sensual texture of life and hinted at by the “stammering” creativity of Moreno‟s youth – the most inspired period – and his battle against the tyranny of the abstract sign – despite the freezing and preservation of knowledge and powers of that age, of which God was just about an unnecessary and insufficient hypothesis – are only moments of intimate and deep loyalty to a presence – the Godfather – that transcends and exceeds individuality to arise again at the borders of the same humanity, increased by the infinite finitude of Begegnung, the Encounter.

Trovate qui l’articolo completo.